La scuola chiude, ma per molte ragazze e ragazzi la tregua non arriva. Anzi. Con la fine dell’anno scolastico e l’inizio delle vacanze, si apre per tanti giovani un periodo difficile, fatto di isolamento e silenzi digitali che pesano più di mille parole. Perché il bullismo oggi non si ferma ai cancelli degli istituti: continua, anzi si intensifica, dietro lo schermo di un cellulare, nei gruppi WhatsApp, nei commenti su Instagram, nei video su TikTok. Si chiama cyberbullismo, e fa male. Molto male.
Quando la solitudine diventa pericolosa
Durante l’anno scolastico, ci sono insegnanti, compagni, educatori che possono cogliere segnali di disagio e intervenire. Ma d’estate no. Le giornate si allungano, il tempo online aumenta, il controllo degli adulti diminuisce. Ed è proprio in questo vuoto che i bulli digitali colpiscono. Scherno, insulti, meme offensivi, minacce, diffusione di foto private: tutto avviene in silenzio, senza testimoni. E chi subisce spesso non parla, per vergogna, paura o senso di colpa.
Chi sono le vittime
A essere colpiti sono spesso i ragazzi più fragili, più timidi, quelli che magari durante l’anno hanno già vissuto episodi di esclusione o umiliazione. Ma anche chi ha fatto “l’errore” di esporsi troppo sui social, di fidarsi delle persone sbagliate, o semplicemente di essere “diverso” – per aspetto fisico, orientamento, carattere.
Secondo gli ultimi dati del MIUR, oltre il 22% degli studenti italiani ha subito almeno una forma di cyberbullismo. Un dato preoccupante che d’estate rischia di salire, alimentato da tempo libero e iperconnessione.
I segnali da non sottovalutare
Per un genitore, non è facile capire cosa accade nella vita digitale dei propri figli. Ma ci sono segnali che vanno colti:
- Cambiamenti improvvisi di umore o chiusura emotiva
- Ansia o rifiuto di usare il telefono o il computer
- Difficoltà nel dormire, incubi ricorrenti
- Calo dell’autostima o del rendimento in attività quotidiane
- Isolamento sociale anche in presenza di amici
- Rabbia improvvisa o scatti emotivi inspiegabili
- Cancellazione di profili social o blocchi frequenti di contatti
Cosa possono fare i genitori
Il primo strumento è il dialogo. Parlarne senza giudicare, creare un clima di fiducia in cui il ragazzo o la ragazza possa sentirsi accolto, ascoltato. E poi monitorare l’attività online, non in modo invasivo ma consapevole: conoscere le app usate, controllare impostazioni di privacy, educare all’uso consapevole dei social.
In caso di episodi gravi o ripetuti, è importante documentare tutto (screenshot, messaggi, immagini) e rivolgersi alle autorità competenti, alla scuola, oppure a un centro di supporto. Il cyberbullismo è un reato: non va mai sottovalutato.
Quello che per alcuni è un gioco, per altri è un incubo quotidiano. L’estate dovrebbe essere un tempo di libertà e serenità, non una gabbia invisibile fatta di messaggi offensivi e silenzi carichi di dolore. Aiutare i ragazzi a spezzare questa catena di solitudine è il primo passo per restituire loro ciò che ogni adolescente merita: la leggerezza, non il terrore del giudizio.