L’estate è la stagione dell’uscire, del viaggiare, del mostrarsi. Ma per molti adolescenti e giovani adulti è il periodo più difficile. Mentre fuori tutto brilla, dentro le stanze scende il silenzio. Parliamo degli hikikomori, i “ritirati sociali”: ragazzi che hanno scelto l’isolamento come unica via per sfuggire al disagio.
Secondo l’Associazione Hikikomori Italia, sono almeno 100.000 i giovani in Italia che vivono in uno stato di ritiro sociale prolungato. Uscite azzerate, relazioni annullate, contatto col mondo ridotto a uno schermo. E d’estate, quando anche i pochi punti di riferimento (scuola, attività, terapeuti) si fermano, tutto diventa più faticoso.
Le cause? Tante: bullismo o esclusione a scuola; ansia sociale, fobia di fallire, iper-controllo; famiglie iperprotettive o poco presenti; aspettative irrealistiche confronto tossico con i social.
Cosa possono fare genitori e adulti? Non forzare, ma restare presenti, offrire ascolto autentico senza pressioni. Proporre attività minime, graduali, non sociali all’inizio. Cercare supporto psicologico specializzato nel ritiro sociale.
Non è “pigrizia”, né ribellione. È un disagio reale che va riconosciuto. Anche – e soprattutto – quando tutto intorno è vacanza.