A seguito degli episodi di violenza verificatisi durante la “Notte Bianca” di Priverno, che hanno portato all’emissione di tre avvisi orali a carico di minorenni, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) interviene per esprimere la sua posizione. Pur riconoscendo la legittimità del provvedimento, il CNDDU sottolinea come la sola misura giuridica non sia sufficiente a risolvere il problema della devianza giovanile.
Secondo il Coordinamento, l’avviso orale, che ha una natura preventiva e non sanzionatoria, deve essere integrato da un approccio educativo che coinvolga attivamente le scuole. I recenti fatti di Priverno, infatti, sono visti non solo come violazioni della legge, ma come “espressione di un deficit educativo” che chiama in causa la corresponsabilità di famiglia, scuola e comunità.
Il presidente del CNDDU, il professor Romano Pesavento, sostiene che gli avvisi orali rischiano di rimanere “meri atti formali” se non sono accompagnati da “azioni mirate di recupero e reinserimento dei minori”. A tal fine, il CNDDU auspica la creazione di protocolli d’intesa tra scuole, forze dell’ordine e servizi sociali, per costruire percorsi individualizzati di responsabilizzazione.
Il CNDDU propone che la prevenzione nelle scuole si concretizzi con attività di peer education, giustizia riparativa, laboratori di mediazione e programmi di cittadinanza attiva. Tali percorsi, previsti anche dalla L. 92/2019, dovrebbero essere “vincolanti e non episodici” per incidere in profondità sui comportamenti dei giovani.
Il Coordinamento fa appello anche alle amministrazioni locali, invitandole a sostenere con risorse adeguate le iniziative scolastiche. L’obiettivo, conclude Pesavento, è costruire un modello integrato in cui “la dimensione repressiva del diritto e la missione educativa della scuola convergano nella tutela dei minori e della comunità”.
