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Salone Nautico Seacily: presentato da Ossermare il Report “Economia del Mare Sicilia 2025”

Il report presentato dal Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – Ossermare, Antonello Testa

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La Sicilia si conferma tra le regioni italiane in cui l’economia del mare ha il peso più rilevante sull’economia complessiva, con un’incidenza del 6% sul valore aggiunto regionale, a fronte di una media nazionale del 4%. È quanto emerge dal Report “Economia del Mare Sicilia 2025” realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare – Centro Studi Tagliacarne- Unioncamere.

“Con un’incidenza del 6% sul valore aggiunto e del 6,4% sulle imprese, la Sicilia si colloca tra le regioni leader della Blue Economy insieme a Campania, Lazio e Sardegna, confermandosi ponte strategico del Mediterraneo e laboratorio di sperimentazione per le politiche di sostenibilità, innovazione e turismo marittimo” ha evidenziato il Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – Ossermare, Antonello Testa, durante la presentazione del Report “Economia del Mare Sicilia 2025” all’8° Salone Nautico di Sicilia Seacily.

Il Report

Il sistema marittimo regionale, che comprende pesca, cantieristica, logistica portuale, turismo costiero e servizi ambientali, genera un valore totale della filiera del mare 17,4 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 17,6% del totale dell’economia regionale di cui 5,9 miliardi di euro di valore aggiunto diretto. L’economia del mare siciliana conta oltre 102 mila occupati e 29.561 imprese, pari al 6,4% del totale delle imprese dell’isola.

Secondo il report dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare, l’economia del mare rappresenta un motore strategico per la crescita e la coesione territoriale e, in Sicilia, si configura come un ecosistema produttivo in grado di moltiplicare per 1,9 ogni euro generato in valore aggiunto diretto, rispetto a una media nazionale di 1,8. I principali indicatori regionali mostrano una crescita sostenuta: il valore aggiunto diretto segna un incremento del 16,9%, l’occupazione cresce del 4,9% e il numero di imprese aumenta del 3,2%.

I settori più rilevanti per la creazione di valore sono i servizi di alloggio e ristorazione, che rappresentano il 36,5% del valore aggiunto complessivo, la movimentazione di merci e passeggeri via mare (32,8%) e la cantieristica navale insieme alle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (8,5% ciascuna). Seguono la filiera ittica con il 7% e le attività sportive e ricreative con il 6,3%.

La Blue Economy è fortemente concentrata nelle aree costiere, che in Sicilia comprendono 192 comuni, di cui 123 litoranei e 69 prossimi al mare. In queste aree si produce il 78,2% del valore aggiunto complessivo regionale e risiede il 73,5% della popolazione dell’isola. Sul piano provinciale, Palermo guida la classifica con il 37,5% del valore aggiunto regionale, pari a circa 2,23 miliardi di euro, seguita da Catania con il 17,5% (circa 1,04 miliardi) e Messina con il 16,1% (circa 958 milioni). Seguono Siracusa con il 9,2%, Trapani con l’8,1%, Ragusa con il 5,5% e Agrigento con il 5%. Palermo si colloca inoltre al sesto posto tra le province italiane per numero di imprese blu, mentre Messina è al decimo posto nazionale.

Tra il 2019 e il 2024 la base imprenditoriale dell’economia del mare in Sicilia è aumentata di quasi 4.000 unità, trainata soprattutto dai settori del turismo marittimo e costiero. Le imprese femminili rappresentano il 24,2% del totale, a fronte di una media nazionale del 22,6%, e crescono del 20,1% nel quinquennio. Le imprese straniere incidono per il 4,7% e aumentano del 35,7%, mentre le imprese giovanili rappresentano il 10,2% del totale, con una lieve riduzione rispetto al 2019.

Nel 2024 l’export dell’economia del mare siciliana ammonta a 124,9 milioni di euro, a fronte di 495,3 milioni di import, con un saldo negativo di 370 milioni. Il settore ittico è quello più rilevante per volumi commerciali, con 84,9 milioni di euro di export, mentre Palermo, Agrigento e Trapani mostrano i più alti indici di specializzazione produttiva.

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