Home Cronaca Polemiche al D’Annunzio durante la serata, l’Arcigay contro il libro sul gender

Polemiche al D’Annunzio durante la serata, l’Arcigay contro il libro sul gender

Battibecco tra la moderatrice e i manifestanti che lasciano la sala tra cartelli e urla: "Questa non è cultura, è propaganda"

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Erano state annunciate le proteste che poi, seppur in modo pacifico, si sono tenute durante l’inizio della presentazione del volume “Il gender esiste: giù le mani dai nostri figli” di Rossano Sasso edito da Passaggio al Bosco nel 2025. Il libro, oltre a toccare un tema di grande impatto sociale, ha anche un sottotitolo che fa discutere: “Scritti di controinformazione e di liberazione dall’agenda arcobaleno”.

E probabilmente anche per questo, la comunità “arcobaleno”, attraverso l’Arcigay del capoluogo pontino “Seicomesei” ha espresso già nei giorni precedenti, e poi ieri sera nel bel mezzo dell’iniziativa, tutto il proprio dissenso per l’evento. Gli attivisti, seduti in teatro non nelle prime file, ad un tratto si sono alzati in piedi con fogli, scritte e urla di disapprovazione lasciando la sala. Successivamente, hanno diffuso una nota: “A Latina non può esserci spazio per l’odio sopratutto quando viene presentato come cultura”. I rappresentanti dell’Arcigay hanno contestato soprattutto il luogo in cui si è svolto l’evento: ovvero il teatro comunale di Latina, non uno spazio privato, con tanto di fondi pubblici e patrocinio istituzionale. I manifestanti hanno affermato di essere oltre centro, suggerendo come “non si è trattato di una testimonianza isolata, ma una presenza collettiva che ha occupato lo spazio pubblico”. L’accusa è mossa direttamente all’Amministrazione comunale: “È chiamata a rispondere delle scelte compiute” affermano nella nota” accusando come “durante la presentazione abbiamo percepito un clima da evento politico di parte, più simile a un comizio che a una presentazione editoriale”.

Il battibecco più acceso c’è stato non appena la giornalista che moderava la serata Hoara Borselli ha pronunciato le seguenti parole: “Penso che i bambini a 3-4 anni devono pensare a giocare e a divertirsi, a crescere e farsi una loro identità autonoma, senza essere indottrinati”. Immediatamente si è levato un urlo dal pubblico che accusava: “Questa non è cultura, è propaganda!”, trovando secca la replica della giornalista: “E questa non è educazione”.

Inutile, il tentativo della Borselli di invitare i manifestanti a intervenire per smorzare i momenti di tensione, mentre i rappresentanti della comunità Lgbtqia+ hanno rilanciato mentre lasciavano la sala: “Continuate in dieci”.

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