La Gioconda che milioni di visitatori ammirano ogni anno al Louvre non sarebbe opera di Leonardo da Vinci, ma una fedele riproduzione realizzata dal suo allievo prediletto, il Salai. È quanto sostiene lo storico e ricercatore Silvano Vinceti nel suo nuovo libro, La Gioconda svelata (Susil Edizioni), destinato a far discutere critici, appassionati d’arte e istituzioni.
La rivelazione arriva in un momento simbolico: proprio mentre il Louvre annuncia un investimento da 400 milioni fino a un miliardo di euro per valorizzare il dipinto più celebre al mondo, Vinceti afferma che quella Gioconda è un falso d’autore, venduto nel 1518 al re di Francia Francesco I.
A sostegno della sua tesi, Vinceti ricostruisce il ruolo del Salai (Gian Giacomo Caprotti), definito da Leonardo “ladro, bugiardo, ghiotto e ostinato”, ma anche modello, allievo e probabilmente autore di diverse copie del celebre ritratto. Una di queste, secondo documenti rinvenuti negli Archivi Nazionali di Parigi e già analizzati dallo storico dell’arte Bertrand Jestaz, sarebbe stata pagata profumatamente proprio da Francesco I.
Il sito ufficiale del Louvre conferma l’esistenza del pagamento, pur continuando ad attribuire l’opera a Leonardo, senza però offrire prove certe.
Nel libro si analizzano anche altri elementi a supporto della tesi del falso:
- il controverso furto del 1911, secondo Vinceti compiuto dai fratelli Lancellotti e non da Peruggia,
- un’analisi multispettrale di Pascal Cotte che rivelerebbe un volto diverso sotto l’attuale Gioconda,
- e un disegno attribuito a Leonardo (certificato da Carlo Pedretti) con una versione più giovane della Monna Lisa, dotata di colonne laterali.
Non mancano dettagli misteriosi: le lettere “S” e “L” impresse negli occhi della Gioconda, il numero 72 nascosto nel ponte sullo sfondo, e il legame con il “ponte Romito” di Laterina, in provincia di Arezzo, identificato recentemente come paesaggio reale dietro il ritratto.
Infine, Vinceti ripercorre anche l’ultimo viaggio di Leonardo, da Roma ad Amboise, passando per il Moncenisio, con riferimenti visivi presenti nel dipinto.
La Gioconda svelata promette di riscrivere una pagina della storia dell’arte. Se le tesi di Vinceti fossero confermate, la Gioconda del Louvre potrebbe essere ricordata non solo come l’opera più celebre, ma anche come il più grande falso della storia.