FOCUS – Smettendo di fumare calano depressione e ansia: i risultati di una ricerca

Tanti temono disturbi dell’umore dopo l'addio alle sigarette. Un’ampia ricerca dimostra il contrario: smettere è il vero antistress

Smettere di fumare e poi? Venire assaliti dall’ansia (come sembra rilassante una sigaretta!) o cadere in depressione? O se già se ne soffre, certamente i sintomi si aggraverebbero. Questo è il timore di parecchie persone nel non prendere neanche in considerazione l’idea di uno stop al tabacco e addirittura di diversi medici o psicologi curanti che dissuadono i loro pazienti dal tentarci. Ora uno studio di coorte ha preso in esame proprio questo dubbio coinvolgendo ben 4.260 soggetti di 140 centri distribuiti in 16 paesi. La pubblicazione su Jama Network Open.

Smettere di fumare aiuta la psiche

Il periodo di astinenza che è stato considerato è tra le 9 e le 24 settimane, poco più di due mesi e sei mesi. Tra i partecipanti, tutti di età media sui 46-47 anni, 2.359, ovvero il 55,4 per cento, avevano una storia di disturbi psichiatrici. Ora, le misurazioni dei livelli di ansia e di depressione con specifiche “scale” durante la vita da fumatori e successivamente da ex fumatori hanno mostrato in modo chiaro un miglioramento nelle condizioni psichiche. Meno ansia e meno depressione per chi già ne soffriva, nessun problema rilevante per chi non ne era soggetto.

Il tabacco principale causa di morte

Concludono i ricercatori della Oxford University: si rassicurino i fumatori e i loro medici sul fatto che dire basta al fumo potrà solo migliorare la loro salute mentale. Oltretutto, fanno presente, la principale causa di malattie prevenibili e di morte nel mondo è il fumo; una su due persone che fumano per tutta la vita muoiono di una patologia legata al fumo. Ci sono paesi virtuosi come la Gran Bretagna che è passata dal 46 per cento di fumatori nel 1970 al 13,3 nel 2021. Un esempio che sarebbe da seguire. Viene notato che tuttavia la percentuale di inglesi che hanno smesso era parecchio più bassa tra quanti soffrivano di disturbi mentali.

Valide le medicine antifumo

Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia e del Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, che fa parte anche del Comitato scientifico per la lotta al fumo di Fondazione Veronesi, ricorda che questa ricerca si innesta su un’altra, denominata Eagles (The Lancet, 2016), che aveva valutato la tollerabilità – risultata buona – dei farmaci per aiutare a smettere di fumare: la vareniclina, il bupropione, la terapia sostitutiva alla nicotina.

I primi mesi sono difficili

«Certo, l’indagine considera i risultati sul tono dell’umore e sull’ansia dalle 9 alle 24 settimane – nota il dottor Boffi – quando sono passati i primi mesi che sono i più difficili da vivere. Togliendo il fumo si rompe un equilibrio che, per quanto perverso, si era stabilizzato. Da medico non posso certo dire che sia un periodo tranquillo, ma dico anche che se si è in difficoltà bisogna farsi aiutare, o psicologicamente o anche con farmaci».

«Poi accade la stessa cosa dell’aumento di peso – continua Roberto Boffi – che, sul medio e lungo termine, tende a sparire con un’alimentazione sana e con la voglia anche di una maggiore attività fisica ora che si è più ossigenati e ci si sente appagati per avere eliminato una dipendenza».

Smettere di fumare è il vero antistress

Ci si sente più lucidi, aumenta l’autostima e nel caso in cui la persona prenda dei tranquillanti, potrà diminuire il dosaggio in quanto il fumo interferisce con queste medicine. Anche contro lo stress, alla fine, più del fumo di una sigaretta aiuta lo spegnerla per sempre. Il benessere che si guadagna passati i primi mesi si rivela più duraturo. – Fonte Fondazione Umberto Veronesi

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