Quando si parla di teatro di solito si pensa ad una commedia o a un musical, almeno nell’accezione popolare del recital contemporaneo. Ma ci sono spettacoli che non ti aspetti, soprattutto quando sale una persona sola sul palco per parlare, raccontare, narrare, accompagnata dal solo pianista al suo fianco. È il caso di Federico Buffa che sabato sera ha illuminato il D’Annunzio di Latina, strapieno, di tanti appassionati di sport e di basket.
La tappa pontina della piece teatrale era una prima dedicata ad uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi: il cestista Micheal Jordan. Lo spettacolo, proprio dal titolo “Number 23. Vita e splendori di Michael Jordan”, ha catturato per oltre un’ora e mezza il pubblico in un clima quasi surreale dove la musica di sottofondo e i brevi brani canticchiati, insieme a qualche spezzone dei più grandi successi sportivi, del divino giocatore dei Chicago Bulls, ha stregato anche chi era capitato lì quasi per caso, o per capire il perché del successo teatrale di un giornalista sportivo.
Eppure Buffa alcuni passaggi di ciò che poi trasporta in rappresentazioni teatrali, le aveva già messe parzialmente in scena anche in tv su Sky, ma l’attenzione del pubblico per questa tipologia di spettacoli è tanto interessante, quanto da studiare, considerando che spesso, il sold out dei suoi spettacoli arriva ben prima di quelli di altri volti noti della tv, e persino di concerti con nomi che hanno fatto la storia della musica.
Infine, ma non certo da ultimo, due piccole considerazioni che aumentano il peso del successo: Buffa riesce a portare a teatro un pubblico magari non affine completamente a tale dimensione – c’era persino chi non sapeva come trovare i propri posti a sedere – e poi, l’umanità di un giornalista, telecronista e scrittore che si fa artista, senza mai perdere il contatto diretto e viscerale con il pubblico. Mezzora prima dello spettacolo, infatti, Buffa è entrato nel foyer del teatro e si è fatto immortalare in decine – forse centinaia – di fotografie, ha stretto mani a tutti, ha firmato libri e biglietti e ha scambiato battute con chiunque volesse. Poi, prima ancora di salire sul palcoscenico è apparso in platea chiedendo a chi era seduto nelle ultime file se si vedeva bene e infine, è andato in galleria a salutare il restante pubblico.
Che la mission di un vero giornalista sia quella di raccontare, siamo tutti d’accordo, ma Buffa, come i bravi insegnanti, ci ricorda che anche la passione e il trasporto fanno la differenza non solo su ciò che rimane in chi ascolta, ma nell’emozione che si suscita in loro.
