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Donazione organi, nel Lazio quattro cittadini su dieci dicono ancora no: migliaia di vite appese a un filo

Sensibilizzare sul tema della donazione non è solo un dovere sanitario, ma un gesto di consapevolezza collettiva

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Nel Lazio quattro cittadini su dieci dicono no alla donazione di organi. Oggi sono 1.214 le persone in lista d’attesa per un trapianto, di cui 1.177 adulti e 37 bambini. Dietro ogni numero ci sono vite sospese, famiglie che aspettano, medici che ogni giorno si confrontano con la speranza e con la realtà di una disponibilità che non basta.

Il San Camillo, da sempre punto di riferimento regionale per i trapianti, continua a investire in strutture e competenze, come dimostra il nuovo Polo Trapianti inaugurato pochi giorni fa. Ma il vero nodo resta culturale: nel Lazio le opposizioni alla donazione sono ancora troppe.

Come ricorda il dottor Luigi Tritapepe, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione del San Camillo (che il 12 e il 13 dicembre all’Auditorium del Massimo tratterà anche questi argomenti al convegno Romanestesia), “il trapianto è una terapia unica per pazienti terminali che non hanno altre chance. Le liste d’attesa andrebbero smaltite presto, perché quei tempi lunghi si traducono in pazienti che perdiamo”.

Sensibilizzare sul tema della donazione non è solo un dovere sanitario, ma un gesto di consapevolezza collettiva. Dire “sì” alla donazione significa offrire una possibilità di vita a chi non ne ha più.

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