Per oltre un mese è rimasto fermo alla banchina del porto di Gaeta, sotto gli occhi attenti della Guardia Costiera. Ora, dopo settimane di lavori e controlli serrati, il cargo battente bandiera Comoros può riprendere il largo e lasciare le acque laziali per raggiungere un cantiere all’estero. Un epilogo non scontato, visto che il 21 ottobre la nave era stata bloccata a causa di una lunga lista di irregolarità che avevano fatto scattare il fermo immediato.
Tutto era cominciato quando il sistema europeo dell’EMSA — una sorta di radar che segnala alle autorità marittime le navi più a rischio — aveva avvertito gli ispettori del Port State Control di Civitavecchia: quel mercantile diretto a Gaeta, in arrivo da Algeri, poteva nascondere problemi seri. Una volta saliti a bordo, gli ispettori hanno trovato una situazione ben peggiore del previsto: oltre 25 violazioni, molte delle quali considerate gravi, scoperte nel corso di un’ispezione fiume durata più di 12 ore. A far scattare l’allarme non c’erano solo falle nella sicurezza della navigazione, ma anche le condizioni difficili dell’equipaggio siriano, oltre a problemi che mettevano a rischio l’ambiente marino.
Il fermo è scattato all’istante, anche perché la nave non era nuova a questo tipo di provvedimenti: era già stata bloccata due volte l’anno precedente. In questi 40 giorni all’ormeggio, il cargo ha dovuto sistemare gran parte delle avarie, condizione indispensabile per ottenere il via libera alla partenza. La Guardia Costiera di Gaeta, però, non ha chiuso un occhio: nonostante la partenza autorizzata, la nave non potrà fare scalo nella maggior parte dei porti del Mediterraneo finché non supererà una nuova e approfondita nuova ispezione che dovrà confermare il pieno rispetto degli standard internazionali, sia sul fronte della sicurezza sia su quello ambientale.
