Si chiude con il bilancio di un’esperienza intensa e partecipata una fase del progetto “Percorsi di Speranza”, il percorso promosso dall’Oratorio della Civita con il sostegno della Regione Lazio. Un’iniziativa che, nel corso degli ultimi mesi, ha trasformato il Santuario della Madonna della Civita in un punto di riferimento per chi cercava ascolto, accompagnamento e nuovi strumenti per affrontare momenti di fragilità.
Non un semplice calendario di incontri, ma una vera rete di occasioni pensate per rispondere a bisogni diversi: dai colloqui personali di sostegno psicologico e spirituale, ai laboratori di scrittura autobiografica, fino alle attività corporee e ai percorsi nella natura. Iniziative che hanno coinvolto giovani, adulti, famiglie, educatori, offrendo spazi protetti in cui raccontarsi, fermarsi e ripartire.
I laboratori, dai nomi evocativi come “Effatà”, “Nazareth”, “Nicodemo”, e “Laudato Sii” hanno alternato momenti di dialogo individuale a esperienze di gruppo, mentre il movimento e la danza terapeutica hanno aiutato molti partecipanti a ritrovare equilibrio e consapevolezza. Accanto a questo, le attività all’aperto hanno permesso di riscoprire il valore del creato come luogo di riconciliazione. Un ultimo appuntamento è già in programma il 27 dicembre, con un’escursione guidata verso l’area di Campello.
Il progetto non si ferma però con la fine dell’anno. Durante il periodo delle festività, spesso delicato sul piano emotivo, continueranno i colloqui di ascolto individuali e di coppia, attivabili contattando direttamente il Santuario. Sono sempre attivi, sia il numero Whatsapp della psicologa Rossella Fusco al 320 026 8896, che l’indirizzo e-mail del santuario per poter prenotare appuntamenti e incontri con i sacerdoti, scrivendo a info@santuariodellacivita.it.
«Questo progetto ha rafforzato il ruolo della Civita come casa accogliente per tutti – sottolinea il rettore don Adriano Di Gesù –. Qui non si viene solo per pregare, ma per sentirsi accompagnati». Un ringraziamento speciale è stato rivolto oltre che alla Regione, anche agli operatori e a chi ha scelto di mettersi in cammino. «La speranza – conclude – cresce solo se condivisa».
